— dipingere con l'acqua, divertiamoci e chiacchieriamo
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Isolina

Estate 1953.

Lei si chiama Isolina, ma per lui è solo Lina una amichetta, una compagna di giochi serali, di pochi momenti, di attimi. Di lei ricorda quelle due cose che aveva in mezzo al petto, che lo attraevano, quelle due cose tra le quali avrebbe voluto nascondere la testa. Aveva un paio di anni più di lui, era friulana e stava a servizio in una di quelle villette situate attorno alla piazza a Pescallo, abitata da una anziana ed arcigna signora che mal sopportava i ragazzi che dopo cena si ritrovavano sul molo, il loro luogo di riunione serale. La sera piazza si animava ed il molo era un luogo di ritrovo, e li finivano la loro giornata dopo aver giocato, nuotato e pescato per tutto il giorno. Anche lui la sera si trovava lì ma per un’altra ragione ed il motivo era Isolina.  Isolina che solamente verso le dieci, quando ormai era buio fitto, appariva, e queste sue uscite erano il premio serale per aver cucinato, apparecchiato, servito, sgomberato e rassettata la cucina. Questi erano i suoi unici momenti di libertà, unici in tutta la giornata, pochi momenti perché poi alle undici la libertà terminava. Isolina arrivava, gli si avvicinava e quando era a due passi gli arrivava l’odore del sapone e dei detersivi che utilizzava per le sue incombenze. Questo odore era una specie di riconoscimento in quel buio fitto ed il suo pensiero era sempre rivolto a quel corpo che lo attraeva come una calamita. “Ciao come stai?” gli chiedeva e lui sempre più attratto ma confuso non riusciva ad articolare una sola parola. Poi passavano quei momenti con le mani allacciate e lei che lo baciava sul collo e sulle labbra mentre lui non riusciva a reagire mentre una piacevole forza fisica, lo attanagliava più in basso.  Una di quelle sere di agosto gli disse “Domani vieni un momento prima non mancare” e aggiunse “Domani sera la padrona esce a cena avrò un po’ più di tempo per stare con te” Poi lo baciò sulle labbra e sparì all’interno di quella casa. Ogni sera era così e lui rimaneva travolto da quella energia che gli rovistava il corpo e la testa. Lei lo aveva scelto tra tutti i suoi amici e lui si era sempre chiesto il perché anche se poi questo non era così importante. Era un ragazzino ancora ingenuo e anche se il corpo reclamava, ancora non capiva come reagire. Più tardi nel letto tirò mattina e alla fine si addormentò.  La mattina si sveglio e pensò subito alla sera quindi pescò fece il bagno con gli amici, giocarono ed attese l’ora canonica per recarsi all’appuntamento. Quella sera alle nove era al solito posto ad aspettare sempre con quel fuoco che ardeva al suo interno e che non riusciva a capire e sopire.   Lei arrivò un poco più tardi e subito capì che era una sera diversa, nessun odore di saponi, di detersivi, ma un profumo leggerissimo che lo colpì piacevolmente. Lei non disse nulla lo prese per mano e lo portò vicino all’acqua tra due barche che li avrebbero nascosti e li si accovacciarono. Stettero abbracciati per qualche momento, lui sempre più sconvolto lei determinata. Lo baciò sul collo poi passò alle labbra mentre le sue mani frugavano tra i suoi calzoncini arrivando a quel desiderio incompiuto. Un intenso senso di calore lo avvolse, lo travolse. Poi lei gli prese una mano e la portò sotto la gonna in mezzo all’inguine e qui scopri che lei era senza mutandine, sotto era nuda. Mosse la mano e senti una strana e piacevole umidità, sentì la pelle soffice, morbida, tiepida e la sentì gemere, poi la mano di lei si strinse ancor di più tra i suoi calzoncini e si mosse lentamente, e gli disse “Muovi la mano così”. E così lui fece diligentemente quel che lei gli chiedeva e così stettero per un istante, un’ora, un giorno, forse una eternità, ed infine improvvisamente ci fu come un esplosione e mille colori si propagarono nel suo cervello come una cascata che deborda, e un piacere mai immaginato, con lei che lo baciava sulla bocca senza riuscire a staccarsi. Erano sudati e piacevolmente travolti, atoni, soddisfatti e così stettero senza accorgersi che il tempo passava, quanto? Tanto. Poi ad un tratto si sentì una voce stridula che urlava “Isolina dove sei?” Lei si alzò e corse via spaventata e dal loro nascondiglio sentì le grida di quella donna che la accusava di aver abbandonato la casa, di aver lasciato la villa in balia di chissà chi? Restò nascosto tra le due barche per molto tempo poi si alzò e si incamminò verso casa, arrivato si buttò sul letto e si addormentò di colpo. Il giorno dopo passò come ogni altro giorno con il pensiero rivolto alla sera pensando che lei sarebbe arrivata si sarebbero rivisti e avrebbero fatto le stesse cose. Venne la sera e tornò al luogo dell’appuntamento ed attese, attese invano perché Isolina non venne, quella sera non riuscì a vederla. Molto più tardi si avviò scontento verso i vicoli bui che portavano a casa, era amareggiato deluso e sconfortato. Vennero tante altre sere ma non riuscì più a incontrarla, non riuscì più a rivederla. Durante le giornate si avvicinava alla villetta sperando di poter guardare all’interno tra la siepe che la isolava dagli sguardi estranei, ma il mistero persisteva e di lei non c’era traccia. Si sentiva amareggiato e deluso ma di lei non seppe più nulla fino a quando giocando con gli amici, questi gli dissero che era tornata a casa sua nel Friuli, era stata rimandata a casa. Ma perché? Perché? Di lei non seppe più nulla. Non la vide più, e non aveva modo di sapere dove fosse. Alla fine le vacanze terminarono ed anche lui tornò a casa, riprese la scuola e pian piano il ricordo di lei si affievolì ma non si spense.

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